venerdì 22 maggio 2009

Eco incentivi dove?

Quando una cosa è effimera l'entusiasmo passa in fretta e quello che resta sono solo i problemi da risolvere. Passato l'entusiasmo per gli eco - incentivi, in terra gelese è rimasto forte il dubbio che la zona africana della nazione non beneficia di certi benefici.
Ad entrare in uno dei pochi rivenditori di biciclette della città si rimane tra l'incredulo ed il pionieristico. Infatti anche loro, i rivenditori, hanno saputo di questi incentivi, ma di fatto non possono (?) praticarli. Dicono, problemi burocratici posti dalle banche. Qualcuno di loro ci ha riferito che le banche non permetterebbero di avere accesso agli incentivi senza la corrispondente apertura di un conto corrente, che poi, ad essere precisi, queste generiche banche altro non sarebbero che le filiali del gruppo Unicredit.
Ci crediamo? Non sappiamo che dire, rimane il fatto che davvero qui non si è eco - incentivato nulla, almeno sul piano ciclabile, vuoi vedere che se chiediamo ai rivenditori di moto la salsa è diversa?
Sarà mica pigrizia di chi vende le bici, oppure la solita burocrazia nostrana, che, come si sa, è molto solerte quando deve ingarbugliare le cose, molto meno quando deve sbrogliare la matassa.
Siamo alle solite, tra i titoli dei giornali e la realtà corre uno spazio indefinito ed indefinibile.

giovedì 14 maggio 2009

Tanto per parlare di ciclabili

Preso atto che noi siamo ai confini dell'"impero" (l'Africa è dietro l'angolo), possiamo guardare in alto ai nostri omonimi che confinano a nord di questo fantomatico impero e vivono assaporando certi sapori che solo ai margini esistono.
Nel guardare con attenzione capita anche di scoprire cose interessanti, come, per esempio, una ciclabile lunghissima (99 km), che corre lungo le sponde del fiume Isarco e ne attraversa l'omonima valle.
Strada per biciclette, fortemente per le due ruote a propulsione umana! Strada che si muove con un percorso lineare che conduce in un luogo senza perdersi nel nulla e lo fa in tutta sicurezza, separata dalle strade dedicate al traffico motorizzato.


Esperienza interessante questa della ciclabile dell'Isarco, la cosiddetta Route 99. Parte dal Brennero e finisce a Bolzano, con un dislivello in leggera discesa di oltre 1000 metri.


In mezzo trovate natura, bicigrill, ristoranti, b&b, parcheggi per bici, musei, abbazie.





Per informazioni: http://www.suedtirol-it.com/valleisarco/ciclabile.htm


Link a giornali: http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/montagna/grubrica.asp?ID_blog=68&ID_articolo=992&ID_sezione=137&sezione=

martedì 12 maggio 2009

Pericolosamente!!! Risposta della Fiab

Il problema dell'incidentalità stradale è sicuramente di attualità e bene fanno gli organi tecnici quali l'ASAPS e gli organi di stampa a darvi la massima rilevanza. A maggior ragione è importante sottolineare che la protezione degli utenti deboli della strada è una delle priorità da affrontare a livello nazionale.
Il tema può però risultare fuorviante se, ribaltando cause con effetti, viene presentato come il problema della pericolosità ad andare in bicicletta. È bene pertanto partire da qualche dato di fatto.
La riduzione dell'incidentalità stradale è stata richiesta a livello comunitario come obiettivo primario per tutti i paesi membri ponendo l'obiettivo di dimezzare morti e incidenti dal 2000 al 2010. In Italia, c'è stata una riduzione degli incidenti, anche se non sufficiente per raggiungere l'obiettivo prefissato.In particolare il problema principale in Italia sono i centri urbani in cui si concentrano il 44% dei morti ed il 77% degli incidenti (in controtendenza con l'Europa) Inoltre le aree urbane sono quelle caratterizzate dalla minore riduzione di incidentalità. Il confronto con le aree urbane di altri paesi è addirittura impietoso. In città, infine, gli incidenti gravi interessano principalmente pedoni e ciclisti.
Se analizziamo nel dettaglio gli incidenti a pedoni e ciclisti notiamo un andamento sostanzialmente costante (nell'ultimo anno si è registrato un aumento di morti per i ciclisti ed una riduzione per i pedoni); per quanto riguarda gli infortuni, al contrario l'aumento è stato costante con una leggera riduzione nell'ultimo anno analizzato. Il leggero aumento di incidentalità ai ciclisti va però analizzato con un significativo incremento dell'utenza ciclistica dello stesso periodo.
Se consideriamo i dati ISFORT, si è passati negli ultimi 5 anni da circa 4 miliardi di km/anno percorsi dai ciclisti ai 6 miliardi del 2007. Di conseguenza gli incidenti per km percorso sono in costante diminuzione (60 morti per miliardo di km percorsi contro i 70 del 2000)Fuorviante è invece analizzare solo il dato del tasso di mortalità (numero morti per 100 incidenti). Risulta infatti che il valore medio per tutti gli utenti della strada (5131 morti su 230871 incidenti) è pari a 2,2. Anche per i ciclisti il tasso è 2,2 (352 morti su 15700 incidenti registrati); per i pedoni il tasso è pari a 3, mentre per i motociclisti è 2. Risulta evidente che paragonare il tasso di mortalità complessivo di un ciclista (investito da una macchina) con quello dell'automobilista che lo ha investito è poco significativo. Essendo ancora superiore il tasso di mortalità per i pedoni cosa se ne dovrebbe ricavare? Che è più sicuro spostarsi in carro armato?È bene non dimenticare infatti che è stato calcolato che il numero di anni di vita guadagnati come risultato dell'uso regolare della bicicletta è 20 volte maggiore degli anni perduti dai ciclisti negli incidenti stradali. Risulta invece interessante confrontare i dati di incidentalità con un altro indicatore, ovvero la composizione modale del traffico. Infatti c'è una correlazione tra aumento della ciclabilità e riduzione dell'incidentalità. Questa correlazione è ancora più sorprendente se si verifica che, a seguito di un aumento significativo del numero dei ciclisti (oltre il 12-15% di composizione modale) si registra una diminuzione delle morti di tutti gli utenti della strada. Ovvero l'intero traffico diventa più sicuro.Cosa fare allora per ridurre l'incidentalità? Due interventi su tutti. Il primo lo abbiamo già individuato, ovvero intervenire sulle politiche della mobilità (in Germania si sono posti l'obiettivo di raddoppiare la composizione modale dal 10 al 20%; per noi già il 15% sarebbe un traguardo notevole). Il sistema della mobilità, infatti, non si autoregola. Il secondo intervento, e forse più importante, è quello della moderazione del traffico. Quindi, tra gli interventi prioritari, le zone 30 devono essere regola e non l'eccezione, prioritarie anche rispetto alle piste ciclabili. Altro principio fondamentale è garantire il non superamento dei 50 km/h in città,come previsto dal codice della strada. A queste condizioni la sterile ricerca di chi è la colpa di un incidente (se c'è un incidente ci sarà sempre qualcuno che ha sbagliato qualcosa) diventa irrilevante, dato che a basse velocità di impatto la gravità si annulla.

lunedì 11 maggio 2009

Pericolosamente!!!

Andare in bicicletta diventa sempre più pericoloso. A dirlo non sono i rappresentanti delle maggiori associazioni ciclistiche mondiali, in effetti loro lo ripetono tutti i giorni; a dirlo è l'Asaps(associazioni sostenitori amici polizia stradale): http://download.repubblica.it/pdf/2009/incidenti_ciclisti_2007.pdf.
La conferma non viene da semplici deduzioni astratte, è la triste danza dei numeri a sottolineare questo fenomeno preoccupante. Il rischio di mortalità di chi pedala, dato un valore medio pari ad 1, è di 2,18, contro lo 0,78 degli automobilisti. Solo nel 2007, in 15.713 incidenti sono morti 352 ciclisti e ben 14.535 sono quelli rimasti feriti (Istat).

Questi sono numeri e non parole. I proclami servono davvero a poco, serve una politica più attenta alla tutela degli utenti della strada cosiddetti "deboli"; una politica vera che comprenda anche un'adeguata formazione fin dalla più tenera età, per evitare che un bambino di oggi si ritrovi esaltato pericolo pubblico sulle strade di domani.

Tutte le notizie sugli incentivi per la vendita di biciclette sono inutili promozioni elettorali se poi si ha il terrore (giusto) di usarla quella bicicletta.

venerdì 8 maggio 2009

VELO - CITY 2009 BRUXELLES


Il VELO-CITY si terrà presso il centro congressi Tour & Taxis.
L'area, nella zona portuale ormai interamente riqualificata, è accessibile comodamente in bicicletta dal centro città e attrezzato, non solo per l'occasione, con cicloposteggi. All'iniziativa, promossa e organizzata dall'ECF - European Cyclists' Federation con il sostegno di Istituzioni belghe nazionali, regionali e locali, sono attesi oltre un migliaio di delegati, da tutto il mondo, tra rappresentanti dei Governi, del mondo accademico e degli Istituti di ricerca, dell'industria delle bici, degli enti territoriali e locali, delle associazioni di utenti della bicicletta. La cerimonia di apertura si terrà martedì 12 martedì maggio alla presenza del Commissiario europeo per i Trasporti, Antonio Tajani, del Ministro della mobilità di Bruxelles Regione Capitale, Pascal Smith e del presidente dell'European Cyciclists' Federation, Manfred Neun.Gli eventi organizzati a Bruxelles nella settimana dedicata alla bicicletta e denominati "Dring Dring", verranno proposti dalle associazioni belghe dei ciclisti (Ateliers de la rue Voot, CyCLO, Fietsersbond, Gracq and Pro Velo).

Feste, informazioni sugli spostamenti in bici, laboratori di riparazione, rassegne cinematografiche, attività di animazione a tema, vivacizzeranno le intere giornate della settimana a benecifio non solo del pubblico locale ma anche, e soprattutto, dei delegati esteri alla Conferenza.Alla realizzazione dei lavori del Velo-City contribuiranno anche i rappresentanti FIAB con tre poster: a) Bicistaffetta, quale evento nazionale FIAB per promuovere il progetto Bicitalia, a cura di Claudio Pedroni; b) la bici "intermodale" come soluzione pratica di mobilità urbana, a cura di Massimiliano Amirfeiz; c) corridoio ciclabile Mantova-Parma- Tirreno, a cura di Umberto Rovaldi.

I primi ad arrivare a Bruxelles nella giornata di domenica saranno Doretta Vicini, vicepresidente ECF e Lello Sforza, delegato ai rapporti con ECF. Entrambi parteciperanno all'assemblea generale dell'European Cyclists' Federation, che si svolgerà il 10 e l'11 maggio.

La scelta di Bruxelles da parte dell'ECF quale sede del VELO-CITY, non è stata casuale. In vista delle prossime elezioni europee l'European Cyclists’ Federation, a cui aderiscono 51 organizzazioni di 36 paesi in rappresentanza di 500.000 iscritti, intende sollecitare l'adesione dei candidati al Parlamento Europeo, affinchè si impegnino a favore di una politica europea del trasporto ciclistico, sottoscrivendo un decalogo a favore della bicicletta come mezzo di locomozione.